Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/13

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la muta comunione 3


O non è dunque fiato sprecato? E allora, scusate, perchè non smettete?...»

Io le potrei dar causa vinta, signora, e risponderle che il suo consiglio è veramente da seguire. Potrei risponderle che se appunto ella, d’ordinario così indulgente con me, si è tanto sdegnata, ciò prova luminosamente che quando due persone, grazie ad una lunga ed assidua dimestichezza intellettuale, sembrano capaci d’intendersi, a un tratto, per un’idea, per una parola, per una intonazione di voce, non s’intendono più, anzi si crucciano — nè sempre manifestano il loro cruccio con lo spirito amabilmente sardonico che ella mette nel manifestarmi il suo.

Queste risposte che potrei darle le tengo tuttavia per me. A lei dico, contessa, che dopo la sua lettera e grazie a nuove riflessioni, mi sono ricreduto. No, non è vero che ogni cervello sia un mondo e che questi mondi s’aggirino eternamente separati, senza speranza di poter mai comunicare. Sì, tra gli uomini che più sembrano diversi, tra un viaggiatore europeo, sapiente, cosciente, raffinato, e l’ultimo Zulù, c’è un fondo comune, se non propriamente di pensieri, almeno d’istinti, che li affratella. E tra gli uomini e le donne — il punto controverso era questo! — le differenze del sesso non sono così profonde da rendere impossibile o molto difficile la comprensione reciproca. Uomini e donne non solamente s’intendono quando s’amano, s’accostano e si parlano, ma possono anche intendersi a distanza, senza vedersi; e intendersi a segno da accordare le loro volontà e da uniformare i loro atti a queste volontà concordi!... Ella dice che adesso è troppo? Che casco nell’eccesso contrario? Che vengo a parlarle di spiritismo e di telepatia quando la discussione s’aggirava intorno a un argomento tutto morale? No, mia cara amica: non le parlo di telepatia nè di magnetismo: resto nell’argomento. Ed io, guardi, mi sono ricreduto appunto perchè, dopo la sua lettera, ho rammentato un fatto che dimostra appunto la possibilità di quest’accordo a distanza, di questa muta intesa!... «Una storiella?» mi par d’udirla