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esclamare, con una scrollatina di spalle, con un sorrisetto canzonatorio, come per significarmi che ella non crede ai fatti narrati dai narratori di professione. Io vorrei pregarla di credere che non invento. Potrà anche darsi che il fatto non sia vero; garantisco soltanto che m’è stato riferito, dagli stessi protagonisti, così come glie lo racconterò.

Noi cantastorie siamo spesso presi a confidenti dalla gente che ha qualcosa sullo stomaco. La confessione non fu detta molto propriamente Sacramento della penitenza; prima che penitenza è sollievo. I nostri secreti ci rodono, ci opprimono, ci soffocano; il pensiero assiduo, cocente, tende ad esprimersi, spinge all’azione ed alla rivelazione. La psicologia fisiologica spiega molto bene questo rapporto tra la funzione ideatrice e la motrice; ma noi lasceremo da parte la scienza e le sue spiegazioni. Io voglio soltanto dirle che, come i confessori, i narratori ne odono spesso d’ogni colore. Oltre l’istintivo e spesso incosciente bisogno di comunicare l’invasante pensiero, un interesse tutto personale, la salute dell’anima, spinge i credenti a confessarsi. L’egoismo che spinge a noi i confidenti si chiama vanità. Essi vengono a narrarci i fatti loro perchè, presumendo che questi fatti siano straordinarii e che a nessuno mai potrebbero capitarne altrettali, noi riveliamo al gran pubblico e tramandiamo ai posteri i rari e fatali avvenimenti. A onor del vero, non tutti sono così vani; alcuni, più modesti, più semplici, vengono a noi imaginando che la nostra scienza sappia leggere là dov’essi non comprendono; altri ancora — e sono quelli che ci fanno maggior piacere — non vengono a noi, ci mandano le loro confessioni scritte, dentro una busta. Uno per applaudirci e confermare le nostre idee, un altro per dimostrarci che siamo semplicemente idioti, ci narrano una quantità di cose, ci forniscono una quantità di documenti umani ai quali facciamo sempre festa. Edmondo de Goncourt ne chiese alle sue lettrici per scrivere Chérie; più valore hanno quelli offerti spontaneamente, senza la pretesa di far della storia. Io ne ho da parte una cartella, e qualche