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LA TOSCANINA


Non mi aspettavo meno, mia nobile amica, dalla gentilezza del suo cuore, e le chiedo perdono delle irreverenti parole. Ma quanto delicato è il suo sentimento, altrettanto acuto è il suo spirito, ed ella ha ben compreso che se talvolta le mie espressioni non sono state rispettose come dovrebbero essere, ciò significa che fatalmente lo stato di guerra, tra uomini e donne, non può aver tregua: io, io stesso, compreso di tanta reverenza per lei, mi lascio pur vincere la mano dall’ironia!

Vuol ella permettermi di stampare uno di questi giorni, senza nominar lei, beninteso, tutta la prima parte della sua lettera d’oggi? La cristiana pietà per le avvilite creature che hanno ancora coscienza del loro avvilimento non poteva dettarle parole più eloquenti. Ella giudica tuttavia che, per redimersi, esse potrebbero fare qualcosa di meglio che non tentare d’uccidersi, e crede che, volendola fermamente, otterrebbero la redenzione. Penso anch’io come lei: volere è potere. Se non le parrà presunzione ch’io citi me stesso, aggiungerò che altra volta già dissi: «Quando la volontà asserisce d’essere inefficace, bisogna dubitare un