Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/192

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assare, si ricompone sul seggiolone, porta le mani al nodo della cravatta, ficca le dita nella selva dei capelli, cerca di cavar fuori dalle maniche i polsini dei quali la camicia mancava, per esser meglio in grado di ricevere l’annunziata gran dama. E appena costei entra, con un fruscio di gonne insaldate, appestando d’ylang-ylang la sala, egli si leva, fa un inchino spropositato, avanza una seggiola ed esclama: «Signora baronessa, voglia favorire d’accomodarsi!...» Mio caro, una scena da morire dalle risa.

«La baronessa era un bel donnone stagionato, statura da carabiniere, capelli tinti del color rame, ciglia di nero fumo, occhiaie di filiggine, labbra di carminio: tutta una pittura. Sulle forme copiose portava un abito giallo abbarbagliante, un gran cappellone nero con una montagna di penne e di fiori, grosse perle alle orecchie e guanti lunghi fino alle ascelle. «In che cosa posso servirla?» fa il principale; ed ella, con la voce professionale, dolcemente rauca, e un terribile accento francese: «Signor pretor, si c’è une giustisia al mond, i calunniator debbon andar in prison!» Il principale, sprofondato adesso nella sua poltrona, con la testa affossata tra le spalle, stende ambe le braccia e risponde: «Non dubiti, signora baronessa: c’è una giustizia, ed io ne sono un indegno ministro; ma prima di mandare la gente in prigione, bisogna vedere! Ella è stata calunniata? Come? Da chi?» E la baronessa: «Da una sale canaglia, che fino a quindici giorni addietro veniva in casa mia e mi faceva l’amico! Dopo tutto quello che m’è costato! Se gli presentassi il conto del solo champagne, non avrebbe come pagarlo, miserabile crapule!... E adesso tira a rovinarmi, a togliermi il pane, pezzo di voyou, che possa finire in galera!...» Che ti posso dire, amico mio? Il diluvio delle male parole era spaventevole. Agli epiteti più violenti il pretore emette un sst! discreto e fa con le mani il gesto della moderazione: «La prego, signora baronessa: voglia calmarsi!... E dunque, questo suo, diciamo, ex-amico, adesso vuole rovinarla? In che modo, di grazia?...» Qui ti voglio! Io che