Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/224

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— Pensate voi, — diceva Ludwig, — alle primavere future?... Quante anime nuove esulteranno! Quante speranze fioriranno nelle vergini fantasie! Quante mai vite si schiuderanno ai sorrisi del sole!

— Il nostro egoismo si ribella a questo pensiero, — soggiungeva Franz. — Poichè noi ce ne andiamo, vorremmo che l’universo s’inabissasse con noi, che nessun altro potesse più dissetarsi alla coppa distolta per sempre dalle nostre labbra avide ancora...

— Ma, — ribatteva Fritz, — anche gli altri morranno! Anche gli altri vedranno mancare il dolce liquore prima di averlo assaggiato... Perchè li invidiate? Dovreste compiangerli!... No, i venturi non sono da invidiare; degni d’invidia son quelli che furono o che non sono mai stati...

Quando Fritz tacque, il silenzio ripiombò tutt’intorno; udivasi solamente il gemito lugubre del vento e il leggero tremolìo d’un vetro mal commesso nella intelaiatura della finestra.

Gli sguardi dei tre uomini avevano espressioni diverse. Ludwig guardava il mar grigio con i suoi grigi occhi profondi, e sembrava cercare qualcosa di là dalla linea dove l’acqua e le nubi si confondevano; Franz, con una mano fra i capelli, mirava, come affascinato, un punto del suolo ai suoi piedi, e Fritz batteva rapidamente le palpebre, girando il capo, quasi per sottrarsi ad una molesta visione.

— I morti amori!

Franz, nel silenzio incombente, aveva pronunziato quelle parole; ma, poi che una medesima idea occupava lo spirito degli altri amici, essi si riscossero, ripetendo, a fior di labbra:

— I morti amori...

Vi fu ancora silenzio; poi Ludwig, il curioso, domandò;

— Sapete voi dirmi in quanti modi può morire l’amore?...

— No, nessuno può dirlo, — rispose Fritz. — Possiamo dire questo soltanto: che l’amore muore in tanti modi quante vi sono anime amanti.