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Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/74

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64 gli amori


Allora egli riprende:

— Vedete che non è possibile? Che le vostre parole non sono sincere? Dopo che io vi ho tenuta così tra le braccia non possiamo separarci come i due primi venuti!

Ella si scioglie dalla stretta esclamando:

— Andatevene! Lasciatemi!

Ed egli:

— Sì, me ne vado; ma debbo rivedervi. Stasera permettete che ritorni un istante?

Ella risponde:

— No.

— Perchè? Che cosa temete? Non vedete che faccio la vostra volontà?

— Andatevene! — e schiude l’uscio.

— Me ne vado, ecco: a stasera?...

La sera ella si chiude in camera e non gli apre. Stabilito di partire il domani, egli le scrive una malinconica lettera di saluto — malinconica, quasi triste, perchè naturalmente, logicamente, egli non può dimenticare quel che è accaduto fra loro. Il domani, all’aria aperta, incontrandola, fa per dirle la sua malinconia, per darle la lettera; ella non gli consente neppure di cominciare:

— Lasciatemi, o faccio uno scandalo! — E fugge.

Naturalmente, logicamente, egli si sdegna di questo voltafaccia improvviso, e invece di darle la lettera, sul punto di partire, vedendo aperto l’uscio di lei entra un momento per dirle:

— Vi avevo scritto due parole d’addio; guardate che cosa ne faccio!... — E straccia il foglio. E se ne parte.

Ora, contessa mia, se ha già risolto la sciarada del suo giornale e se le avanza ancora un poco di tempo da perdere, mi spieghi un poco questo indovinello.

Che cosa era la dama di cui le ho narrata la condotta? Si trovava veramente la prima volta dinanzi alla possibilità del peccato? Le parole e gli atti con i quali eccitò quell’uomo erano le parole e gli atti di un’ingenua che non sapeva a qual rischio si metteva