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uno scrupolo di don giovanni 89


— Sì.

— M’ami d’amore?... Non mi dici così perchè hai paura?... perchè ti faccio pietà?...

— No.

La Principessa avvertì finalmente, dopo più di un anno, l’impressione dell’aria che le vivificava il petto.

— Torneremo dunque, — soggiunse, pianissimo, con l’espressione dell’estasi e quasi sognando, — torneremo come fummo un tempo?...

Don Giovanni non rispose.

Egli aveva da regolare la sua situazione con quell’altra, comprendendo bene che l’abnegazione della Principessa non poteva arrivare fino ad accettar di spartirlo con la rivale. Bisognava dunque liberarsi della nuova amante; e questo che per lui, in altre condizioni, sarebbe stato affare d’un’ora, adesso gli pareva una cosa formidabile. Giacchè la nuova amante, la creatura incostante, licenziosa e decaduta che, come lui, aveva riso di tutto e di tutti, lo amava — i Don Giovanni fanno di questi miracoli — d’un amore non meno intenso, non meno profondo, non meno cieco di quello che gli portava la Principessa. Come la Principessa, ella aveva sofferto vedendo di non poterne ottenere in cambio uno eguale, e tremato all’idea di perdere quel poco che egli poteva darle. Era stata gelosa di lei quando aveva compreso che Don Giovanni ricominciava a ricordarla, ma gli aveva dato ragione, mortificandosi anch’ella per riconoscere la superiorità della rivale; e si era accusata d’indegnità e s’era torturata per non aver più nulla da immolare all’uomo amato affinchè egli credesse a quell’amore... Ma adesso Don Giovanni credeva all’amore, e la paura di procurare alla nuova amante un dolore come quello alla vista del quale egli s’era convertito, gli impediva d’abbandonarla. La Principessa gli aveva tutto sacrificato, e quell’altra, secondo il giudizio del mondo ed il proprio, era una donna perduta; ma, alla luce fattasi in lui, egli vedeva adesso che l’amore non dipende dalle qualità della persona amante nè si misura dai sacrifici che costa. Quelle due donne avevano uguali diritti su lui,