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Pagina:De Roberto - La Duchessa di Leyra (di Giovanni Verga), 1922.djvu/1

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RIVISTA MENSILE DEL “CORRIERE DELLA SERA„
ANNO XXII — N. 6. PROPRIETA LETTERARIA ED ARTISTICA.
RIPRODUZIONE VIETATA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
10 GIUGNO 1922.

LA DUCHESSA
DI LEYRA


LLa storia della vita e del pensiero di Giovanni Verga, iniziata in queste colonne due anni or sono, quando tutta l’Italia festeggiò la gloriosa vecchiezza del Maestro, non potrebbe essere meglio ripresa, ora che egli è entrato nell’immortalità, se non parlando ai lettori dell’ultima opera sua, annunziata tante volte e sempre aspettata invano.

La Duchessa di Leyra ha condiviso in certo modo il destino del Nerone di Arrigo Boito, occupando di sè per lunghissimi anni l’attenzione pubblica prima ancora che si sapesse nulla dell’esser suo. Legati da un’amicizia fraterna, i due insigni artisti furono entrambi sovrappresi, nel pieno rigoglio del genio, dai medesimi scrupoli, dal medesimo senso di responsabilità dinanzi a sè stessi, al pubblico, all’Arte, e cessarono improvvisamente di produrre o di divulgare i frutti delle loro nobili fatiche. Bisognò che lo spirito magno del Boito uscisse dalla spoglia mortale perchè si sapesse quanta parte del Nerone, celebre prima d’esser nato, era portata a compimento; ed oggi che il Verga non è più tra noi si può finalmente dire e vedere che cosa egli ha lasciato del terzo romanzo del ciclo dei Vinti.

Nella prima concezione, questo doveva chiamarsi La Marea. Ragionando dei suoi «disegni» e delle sue «speranze» con l’amico Salvatore Paola, il 21 aprile del 1878, Giovanni Verga così spiegava il senso del titolo più tardi abbandonato:

Ho in mente un lavoro che mi sembra bello e grande, una specie di fantasmagoria della lotta per la vita che si estende dal cenciaiuolo al ministro ed all’artista e assume tutte le forme, dall’ambizione all’avidità del guadagno, e si presta a mille rappresentazioni del gran grottesco umano; lotta provvidenziale che guida l’umanità, per mezzo e attraverso tutti gli appetiti alti e bassi, alla conquista della verità. Insomma cogliere il lato drammatico, o ridicolo, o comico di tutte le fisionomie sociali, ognuna con la sua caratteristica, negli sforzi ad andare avanti in mezzo a quest’onda immensa che è spinta dai bisogni più volgari o dall’avidità della scienza, ad andare avanti incessante-

     La Lettura 26