Pagina:De Roberto - La Messa di nozze.djvu/146

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III.

Sul lago.


Acque grigie, cielo grigio, veli di nebbie erranti sulle coste dei monti, solitudine e silenzio sulle rive fuggenti dinanzi al battello vibrante e pulsante. Ai rintocchi della campana del timoniere, Perez, ritto a poppa con gli sguardi verso le lontananze vaporose del bacino di Morganella, si rivolse, vide il pontile sporgente dalla sponda sinistra, lesse col cannocchiale il nome scritto sull’arco dell’approdo: «Promonte-Fraida», e andò a cercare la sua valigia, deposta sotto coperta per timore che venisse a piovere. Il «Ticino» era mezzo vuoto, in quella uggiosa mattinata d’autunno; nessun forestiero tra gli scarsi viaggiatori della prima classe; popolata solo la seconda, di paesani: fattori di campagna con sacchi e fagotti, operai con gli strumenti del mestiere, qualche contadina col capo avvolto nel fazzoletto vistoso, due preti che si preparavano