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a scendere mentre il moto delle ruote si arrestava, per riprendere subito dopo in senso inverso. Sul pontile non c’erano nè viaggiatori nè curiosi: solo due marinai della «Lacustre» pronti ad afferrare le gomene lanciate dai loro compagni di bordo.

Sbarcato con la sua valigia in mano, Perez si guardò intorno, un poco imbarazzato: Lodovico gli aveva scritto che lo avrebbe rilevato all’approdo, e non si vedeva nessuno.

— Non c’è una carrozza? Un omnibus d’albergo? — domandò a uno dei marinai.

— Nossignore. A questa stagione c’è aperto il solo «Grand-Hôtel», alla Fraida; ma l’omnibus scende soltanto alla stazione della ferrovia, a Gozzana.

— Si troverà almeno qualcuno che mi porti la valigia e mi insegni la via?

— Dove va?

— Dal signor Bertini, il cognato del dottor Salfi....

— Ah, bene! — rispose quell’uomo, con espressione di rispetto, udendo pronunziare i due nomi. — Aspetti un momento che il battello sia ripartito: proveremo all’osteria del Morello; e se mai, sono qua io.

Ma quando il «Ticino», liberato dalle go-