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dere di sè stesso. Quando ride di questo suo riso falso mi pare che vi sia qualcosa di rotto nella sua voce, nel suo petto...

«Se i nostri sentimenti vivono ad uno ad uno e se quelli già morti sono da noi negati, il sentimento vivo ha bisogno di credersi eterno. Questo è l’errore. La felicità che io provai giorni addietro mi pareva indistruttibile. Non è distrutta, ma turbata.

«Che pena! Che pena! Mai più avrei sospettato tante miserie, tanti dolori, È questa la prima volta che egli li confida a qualcuno. E ride ancora! Non voglio...

«La sua lettera d’oggi m’ha fatto palpitare di superbo contento. Se fosse vero! Se io avessi veramente questa forza!»

Con l’espressione di quel dubbio il diario restava ancora una volta sospeso, quasi che prima di riprenderlo la scrittrice avesse voluto provare. Ma nei fogli successivi le confessioni non erano più ordinate.

«La vita è più difficile che io non credessi.»

Questo solo giudizio leggevasi in una pagina; più oltre un dubbio ancora:

«Credere d’aver ragione sarebbe dunque presunzione?

Poi alcune frasi di senso oscuro:

«In nessun modo, ma giova sperare...

«Non è debolezza, non è sorpresa: ho pen-