Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/129

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storia d’un’anima 117

sato lungamente, la fede mi sorregge, io vedo la meta....

«Ora le parole mancano...»

Sotto una data: «18 giugno 1890» stava scritto:

«Dinanzi a Dio, per sempre.»

E il Ferpierre cercava d’approfondire il senso di quelle parole collegandole in modo da ricostruire l’intima storia.

Le cose dette dal Vérod si confermavano: l’idea di far del bene all’anima inferma di Zakunine appariva dominante nel pensiero della contessa: con la sua mitezza soave, per la legge d’attrazione fra i contrarii, ella doveva apprezzare la forza impetuosa, la foga indomabile del ribelle come greggie ricchezze dalle quali si sarebbe potuto esprimere un valor puro. Certamente qualcosa di più semplice, il solo amore, bastava a spiegare la relazione stretta fra i due; e dell’amor suo ella dava una prova eloquente quando confessava di comprendere i dubbii del marito e del padre intorno alla sua felicità d’un tempo. L’affetto del marito le era bastato; ella non aveva fatto un sacrifizio accettando di sposarlo nonostante la grande differenza delle età; quantunque la possibilità del matrimonio le fosse apparsa tardi, ella era stata veramente felice con lui; il dubbio era postumo, ma dimostrava con grande evidenza come più forte ed eccitante fosse il sentimento nuovo. Tuttavia la commozione per