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al male, e in parte anche l’avversione per le idee politiche del principe e della studente, spingevano tanti al sospetto; giacchè, dovendone dimostrare il fondamento, non ne sapevano poi dare valide ragioni. Ma le difese non mancavano, ed erano anzi vivaci. Perchè i ribelli non indietreggiavano dinanzi al ferro ed al fuoco quando avevano da lavorare al conseguimento del loro ideale, bisognava dire che fossero capaci d’un delitto comune? Non c’era fra le due cose una distinzione profonda e i più feroci settarii non solevano essere, nella vita privata, d’una onestà scrupolosa e d’una ingenua bontà?

I particolari intorno alla vita di Zakunine e della Natzichev davano argomento tanto ai difensori quanto agli accusatori d’insistere nelle loro opinioni. In quelle nature complesse di Slavi impetuosi e freddi ad un tempo, ora violentemente trascinati dal cieco istinto, ora rigidamente sottoposti alla più ferrea ragione, gli uni e gli altri trovavano la capacità e l’incapacità del delitto. Era da stupire, anzi non era naturale che in un impeto di gelosia, d’odio, di rancore, quelle persone che si credevano superiori ad ogni legge, distruggessero una vita dopo aver dato mano a distruggerne tante altre? Dall’altra parte osservavasi come non fosse credibile che queste persone, la cui attività era tutta diretta a raggiungere un intento condannato dai più, ma per esse certamente grande e quasi