Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/217

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la confessione 205

sacro, si perdessero in un’avventura volgare, per un delitto inutile. Come mai queste persone che rinnegavano patria, famiglia, amicizia, tutti i sentimenti dai quali gli altri uomini sono legati, per lavorare liberamente alla distruzione del mondo, avrebbero poi tradito la loro causa per obbedire a una passione meschina? Replicavano gli altri che questi rivendicatori dei massimi ideali umani non erano già inaccessibili alle passioni, al contrario — e lo provavano con le innumerevoli avventure del principe — e che sotto l’impero d’una passione, la ragione, come cede nella generalità degli uomini, così, anzi più facilmente doveva cedere in loro.

Quindi lunghe e vivaci discussioni s’accendevano intorno alla determinazione dell’accusa. L’omicida era il principe? La nihilista era innocente oppure complice? Le opinioni si dividevano ancora una volta; perchè secondo alcuni l’uomo aveva commesso il delitto per gelosia del Vérod; secondo altri la donna per rivalità. Di questa incertezza si giovavano appunto quanti credevano al suicidio: come dar fede a un’accusa che non riusciva a precisarsi? Sostenere poi che i due avessero uccisa insieme la contessa non pareva possibile; solo qualche accanito accusatore, in odio ai rivoluzionarii, diceva che i due avevano potuto accordarsi nel pensiero omicida: se Alessio Zakunine voleva punire la contessa dell’amore che portava al Vérod