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gnava tuttavia, per ammetterlo, che fra lui e la defunta vi fossero state spiegazioni, provocazioni, minaccie. Se egli l’avesse supplicata di amarlo ancora, di non abbandonarlo, e se ella gli avesse risposto di non voler più restare con lui, l’assassinio era spiegato; ma si poteva credere che, rimastagli fedele e sottomessa quando egli la maltrattava, la contessa gli si fosse ribellata vedendolo pentito e supplichevole? Dato il carattere di lei, bisognava credere che, tutt’al contrario, la resurrezione dell’amore del principe e le sue insistenti preghiere avrebbero accresciuto l’imbarazzo, acuito l’ambascia, rafforzato gli scrupoli, moltiplicato le dolorose difficoltà tra le quali ella si dibatteva!

Il Ferpierre si confermava così da una parte nei ragionamenti già fatti; ma era spinto dall’altra a considerare come molto aggravata la condizione della Natzichev. Vedendo che Zakunine non era tutto suo; che per amore, o per pietà, o per rispetto, o per interesse era ancora della contessa, la Russa poteva aver odiato quest’ultima. Tra le due donne una spiegazione era potuta intervenire, provocata senza dubbio dalla nihilista, la cui presenza ai Cyclamens poco si spiegava; benchè incapace di voler male ad alcuno, l’Italiana aveva forse ferito la giovane ribellandosi alle sue minaccie, non potendo tollerare che, dopo aver distolto il principe da lei, venisse a prenderglielo nella stessa sua casa; l’esito di questa spiegazione aveva po-