Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/253

Da Wikisource.

la lettera 241

moria tacendo, si sarebbe dovuto comporre all’annuncio della confessione della rea. Invece in quello stesso punto cresceva.

La morale certezza dell’impossibilità del suicidio lo aveva spinto ad accusare i due Russi, ma egli non aveva saputo dire su quale dei due il sospetto doveva principalmente cadere. Udendo che la Natzichev assumeva la responsabilità del delitto, questo risultato lo lasciava ora altrettanto scontento quanto l’avrebbe scontentato la conferma del suicidio. Vedendo provata l’innocenza di Zakunine, egli sentiva ora d’aver lanciato l’accusa in odio a lui direttamente; una secreta voce gli diceva che l’assassino era lui. A quell’uomo, non alla donna, egli sentiva di dover chiedere conto della morte della infelice; l’ambiguo sospetto ora si determinava; egli riconosceva d’avere sbagliato non rivolgendo il magistrato fin dal principio contro quell’uomo soltanto....

Poteva egli ancora riparare al mal fatto? Se, per una secreta ragione, per salvare il compagno di fede, la nihilista aveva confessato un delitto che non aveva commesso, doveva egli insistere nell’accusa contro Zakunine? Ora che la giustizia e la pubblica opinione s’acquetavano vedendo logicamente spiegato il mistero, come avrebbe egli potuto sorgere ancora a negare la spiegazione, a denunciare il supposto eroismo della giovane, la supposta infamia dell’assassino che lasciava pagare