Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/255

Da Wikisource.

la lettera 243

pagno ad incolparsi, questo risultato sarebbe stato inevitabile: che il giudice sarebbe tornato ad affermare la morte volontaria!

Così, da qualunque lato egli volgevasi, a qualunque partito pensava d’apprendersi, il danno era certo. Che l’istinto lo ingannasse, che l’odio soltanto lo spingesse contro Zakunine, egli negava a sè stesso. Se avesse potuto ispirare al giudice una certezza così salda come la propria, la condanna di quell’uomo sarebbe stata immancabile. E troppo grave, troppo triste era che l’omicida andasse impunito, più triste e più grave ora che un’altra doveva pagare per lui.

Quell’amore di giustizia, quel bisogno di verità che avevano animato la vittima, non sarebbero rimasti scontentati ed offesi dal trionfo della menzogna? Il dover suo non era di confondere la menzogna? Se anche egli non avesse idolatrata la vittima e sperato di vendicarla, l’amore di giustizia e il bisogno di verità che ella gli aveva ispirati non dovevano incitarlo a salvare l’innocente e smascherare il colpevole?...

Allora, dal più profondo del suo cuore, dalle latebre dell’anima, fievole ma nondimeno distinto, un altro ricordo sorgeva: non solamente la verità e la giustizia avevano ispirato la vittima: più forti, più potenti, altri sentimenti aveva ella espressi: i sentimenti cristiani del perdono e della pietà.... E l’ansia del giovane cresceva ancora, cresceva continuamente.