Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/261

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la lettera 249

Roberto Vérod restava muto e confuso.

— Siete ora contento?

Il giovane non rispose.

— Avete reso un servizio alla giustizia. Senza di voi l’assassinio sarebbe rimasto impunito, o peggio un innocente avrebbe pagato per il colpevole. C’era un colpevole, e l’istinto che ve ne avvertiva non v’ingannava; soltanto i vostri sospetti contro il principe si dimostrano ora infondati.

Il Ferpierre tacque ancora un poco per dar tempo al Vérod di dire qualcosa; poi, come questi taceva, riprese:

— Il principe non poteva volere la morte della contessa tornando ad amarla, d’un amore veemente e timido insieme, che spingeva questo ribelle implacato a desistere della propaganda rivoluzionaria, a rinnegare il suo passato, la sua fede, i suoi complici. E ciò perchè sapeva ora apprezzato e ottenuto da voi l’affetto della contessa, quell’affetto che prima egli aveva sdegnato. Il cuore umano ragiona così!... Allora la sua complice lo vide perduto non solamente per il partito ma anche per sè, perchè lo amava e si struggeva sapendolo d’un’altra, vedendosi presa a confidente di questo amore risorto. Andò così dalla rivale per imporle di lasciarlo; ebbe una spiegazione tempestosa che finì col delitto. Ha confessato ogni cosa.