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258 spasimo

O, al contrario, il loro confronto sarebbe stato più fruttuoso?

Ora i confronti erano inutili. Deliberato di giovarsi della generosità della giovane, Zakunine riconosceva in lei la colpevole; ella insisteva nella confessione: come smentirli? Il Ferpierre pensava di poter tornare dalla Natzichev e dirle, con la forza della convinzione, il nuovo sospetto: «Voi credete d’averlo salvato? Lo avete perduto! Perchè confessaste? Perchè io vi dissi che egli stesso riconosceva d’avere uccisa la contessa. Ebbene: non è vero! Egli non ha confessato niente! Io ho detto una menzogna. Però questa che credevo menzogna è verità, e voi stessa, senza volerlo, anzi volendo il contrario, me lo avete provato! Se fosse stata menzogna ne avreste riso. Voi invece avete tremato per lui e avete tentato di salvarlo, invano!...»

Ma il Ferpierre s’arrestava a un tratto, prevedendo che ella non sarebbe rimasta senza risposta: «Non ho riso della menzogna perchè non potevo riderne, ma dovevo dolermene. Credendo alla vostra menzogna pensai ch’egli s’accusasse per salvar me, e siccome è innocente e la rea sono io, così non ho riso, ma ho tremato e ho detto la verità!...»

Che cosa risponderle? E come convincerla di mendacio?... E se ella non diceva il falso? Se era realmente colpevole? Se la sua condotta non era