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pensava di fare un ultimo tentativo presso i due Russi; quando, nonostante gli ordini dati, udì picchiare alla porta. L’usciere, scusandosi della trasgressione, gli recava un piego della Procura generale, In un angolo del quale due parole sottolineate avvertivano che la comunicazione era urgente. Egli apri distrattamente la busta poichè niente gli pareva urgente se non uscire dalla lunga ambiguità, e ne trasse due carte: un telegramma, e un biglietto del Procuratore generale. Questi gli scriveva:

«Vi trasmetto immediatamente il dispaccio appena ricevuto dal console elvetico di Edimburgo. Potremo ora forse sapere qualcosa di preciso intorno al mistero di Ouchy.»

E il Ferpierre aprì con mano tremante dall’ansia l’altro foglio, che diceva:

«Suor Anna Brighton abita a Stonehaven, contea di Kincardine, Scozia. Sono stati presi gli accordi con la magistratura inglese per assumere la sua testimonianza.»

Già alla notizia che l’istruttoria non era, come prima avevano annunziato, ancora chiusa, e che il magistrato diffidava della confessione di Alessandra Natzichev, e che tutto tornava ad esser posto in forse quando il mistero pareva svelato, la curiosità pubblica s’era ridestata, più cupida di prima. Tra chi sosteneva la sincerità della nihilista e chi vedeva nella condotta di lei una nuova