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di redenzione? Se almeno, senza la chimera della redenzione, senza la fede nella durata del patto, ella avesse amato d’amor puro! Ma il dolente negava anche questo; egli non poteva concedere che un uomo come Zakunine ispirasse una passione sincera. Sanguinario e tirannico mentre predicava la pace e la libertà, intento a godere avidamente mentre diceva di gemere alle sofferenze degli altri; cupido, dissipatore, infedele, bugiardo, colui non poteva essere amato nobilmente; poteva esercitare un fascino perverso, una curiosità malsana, una brama servile. Servile, malsana, perversa era stata la passione di quella donna.

La gelosia impotente, l’umiliato amor di sè stesso facevano accogliere al Vérod questi pensieri. Vivendo Fiorenza d’Arda, egli non li aveva concepiti; finchè aveva potuto vedere nella sua morte l’opera d’un assassino, finchè ella gli era apparsa cinta dell’aureola del martirio, nessun sospetto aveva potuto contaminarla; sentendosi amato, d’amor puro e fidente l’aveva ripagata. Ora egli scopriva che l’amore di lei non era stato verace. Se l’avesse realmente amato, avrebbe potuto lasciarlo così? Per trovare nel legame con Zakunine un impedimento tanto grave alla felicità, non doveva ella sentire ancora qualche cosa per costui? Era morta per restargli fedele! La nozione dell’astratto dovere può avere tanta forza se non si accorda con un sentimento concreto, con un inte-