Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/307

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spasimo 295

nine, il nihilista feroce, il rivoluzionario implacabile del quale da tanto tempo nessuno aveva più avuto notizia, era tornato in Russia, a Odessa, per via di mare; a bordo del piroscafo si era svelato agli agenti della polizia perchè lo consegnassero alla giustizia. Oltre che confessare i suoi delitti politici, dei quali faceva ammenda solenne, rivelava il delitto passionale commesso in Isvizzera; la nuova versione del dramma di Ouchy eccitò enormemente la curiosità pubblica. E quantunque la pena di morte pesasse sul capo di lui, una volontà sovrana, impressionata dalla conversione del ribelle e del miscredente, commutava la sentenza nella perpetua relegazione in Siberia.

Roberto Vérod, rimasto a Losanna, nei luoghi dai quali ora non si poteva più distaccare, incontrò, dopo aver letto quest’ultima notizia, il giudice Ferpierre. Non lo aveva più riveduto dal tempo del processo: gli si accostò trepidante ed ansioso, come alla sola persona con la quale gli restava di poter parlare della morta, del colpevole, di sè stesso.

Il Ferpierre, che aveva tutto saputo dai giornali, gli disse:

— Ho piacere d’avervi incontrato. Il vostro cuore non v’ingannava: ciò che voi sosteneste fin all’ultimo era vero. Voi avevate solo la vostra passione; ma essa vi fece vedere lucidamente.