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294 | spasimo |
Prese la mano del giovane e supplicò:
— Roberto, mi perdonate?
Questi fece col capo un gesto d’assenso.
E come vide che dagli occhi di Zakunine grondavano lacrime, come vide il pianto di quell’uomo dal cuore di ferro, anch’egli pianse alfine.
— L’anima di lei è qui presente, — disse il principe.
La sua voce non era rotta da singhiozzi, il suo pianto era queto e dolce.
Disse ancora:
— Sia sempre beata e benedetta.
Il pianto del giovane era tempestoso.
— Roberto, voi siete buono. Grazie!... Addio!...
Così dicendo si chinò a baciare la sua mano. Allora Roberto Vérod ritrasse la mano ed aperse le braccia. I due uomini restarono un poco stretti l’uno contro l’altro.
Chiese il principe, sommessamente:
— Fratello, tu mi perdoni?
— Ti perdono, fratello....
Scioltosi dall’abbraccio, Zakunine si passò una mano sugli occhi, poi s’allontanò. Sulla soglia, prima di sparire nell’ombra, si rivolse ancora una volta:
— Addio!
Un mese dopo i fogli pubblici furono pieni del caso straordinario: il principe Alessio Petrovich Zaku-