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66 storia della letteratura italiana


allora, non che abbia bisogno di essere illuminato da una immagine tolta dal di fuori, è trasformato, è esso medesimo l’immagine. In quest’opera di trasformazione si rivela la fantasia. Pigmalione non è piú una statua di marmo; ma, riscaldato dall’amorosa fantasia, diviene persona. La donna astratta e anonima del trovatore, divenuta innanzi alla filosofia una idea platonica, l’esemplare di ogni bellezza e di ogni virtú, eccola qui persona viva: è Beatrice, quell’angeletta scesa dal cielo, che annunzia alle genti il suo arrivo e racconta la sua bellezza:

                                         Ciascuna stella negli occhi mi piove
della sua luce e della sua virtute.
     

Ma questo lavoro di trasformazione non va cosí innanzi che il concetto sia come seppellito e dimenticato nell’immagine (miracolo dell’arte greca), né questo avviene per manco di colore e di fantasia. Dante è cosí immedesimato con quel suo mondo intllettuale e mistico, che la sua fantasia non può oltrepassarlo, non può materializzarlo. In questa dissonanza può capitare l’artista a cui il contenuto sia indifferente e che intenda alla perfezione del modello, non il poeta che ha un culto per il suo mondo e vi si chiude e ne fa la sua regola e il suo limite. Dante non può paganizzare quel mondo dello spirito, appunto perché esso è il suo spirito, il suo mondo, il suo modo di sentire e di concepire. La sua immagine è ricordevole e trascendente, e appena abbozzata è giá scorporata, fatta impressione e sentimento. Non descrive: non può fissare e determinare l’immagine, come quella a cui l’intelletto non giunge. Gli sta innanzi un non so che, luce intellettuale, superiore all’espressione, visibile non in se stessa ma nelle sue impressioni. Perciò esprime non quello che ella è, ma quello che pare. Ciò che è piú chiaro innanzi alla sua immaginazione, non è il corpo ma lo spirito, non è l’immagine ma il suo «parere», l’impressione:

                                         Quel ch’ella par, quando un poco sorride,
non si può dicer né tenere a mente,
si è nuovo miracolo e gentile.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .