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iii - la lirica di dante | 65 |
la fantasia è essenzialmente organica; ed è privilegio di pochissimi, che son detti Poeti.
Il mondo lirico di Dante, o piuttosto del suo secolo, cosí mistico e spirituale, resiste a tutti gli sforzi dell’immaginazione. In balía di questa esso non è che un mondo rettorico e artificiale, di bella apparenza ma freddo e astratto nel fondo. Tale è il mondo di Guinicelli, di Cavalcanti e di Cino. L’organo naturale di questo mondo è la fantasia, e la sua forma è il fantasma. Il suo primo e solo poeta è Dante, perché Dante ha l’istrumento atto a generarlo, è la prima fantasia del mondo moderno.
Dante non accarezza l’immagine, non vi s’indugia sopra, se non quando essa è lume che come paragone dia una faccia al suo concetto. Sia d’esempio la sua canzone all’Amore:
Amor, che muovi tua virtú dal cielo, |
Queste immagini non sono il concetto esso medesimo, ma paragoni atti a lumeggiarlo. È la maniera del Guinicelli. Costui se ne pavoneggia, e vi spiega un lusso e una pompa che passa il segno e affoga il concetto nell ’immagine. Dante è piú severo, perché il concetto non gli è indifferente e non te ne distrae, anzi, per troppo amore a quello, spesso te lo porge nudo e irsuto com’è da natura. Ma egli penetra in questo mondo di concetti e ne fa il suo romanzo, la sua storia intima. Il concetto
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