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Lezione III

[ERMENGARDA]

Seguiamo il nostro cammino e, prima di fare un altro passo innanzi, guardiamo al passo che abbiamo giá dato.

Vedemmo come Manzoni studiossi di rappresentare nell’Adelchi l’ideale calato nella storia, l’ideale di quel mondo che in lineamenti generali già si rivela negl’Inni. Ebbene, mentre da una parte cerca rappresentare il lato virile di questo ideale, gli lampeggia innanzi alla mente il pensiero di poter mettergli accanto il femminile, e studiasi di realizzare questo nuovo tipo dell’ideale femminile in Ermengarda.

Adelchi ed Ermengarda nelle cronache sono puri nomi, non vi è alcuna traccia di quello che essi furono; parlo di quello che furono internamente, come caratteri, perché dalla storia si sa come finirono Adelchi ed Ermengarda.

Il poeta, che vuol fare una tragedia storica, si sente le mani libere quando ha a fare con questi due, e in entrambi cerca rappresentare il suo ideale, maschile e femminile.

Qual è l’ideale femminile come ci apparisce negl’Inni? Ci è una parte comune all’uomo: la delicatezza, la preghiera, il perdono; ma ci è la parte propria della donna.

L’uomo ha un campo più vasto della donna innanzi a sé, ha la vita esteriore in corrispondenza col suo mondo interiore, ha per obbiettivo la giustizia, la libertà, la patria, la natura, tutto il mondo. Qual è l’ideale nuovo, cristiano, rappresentato in Adelchi? È la giustizia, Dio non come Dio semplicemente, ma