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Lezione VI

[«IL CONTE DI CARMAGNOLA»]

Come fu visto nell’altra lezione, i critici tedeschi censuravano il Conte di Carmagnola non per le sue parti meccaniche, ma per la sua parte organica, e vi trovavano mancanza di un significato generale, il quale oltrepassasse l’individuo, ciò che in quella scuola critica chiamano «concetto», «idea». Questa, secondo uno di quei critici, sarebbe che la catastrofe del Conte di Carmagnola dovrebbe essere l’espiazione del suo poco amor di patria; e secondo un altro, che nel Conte di Carmagnola dovrebbe trasparire l’avventuriero, il capitano di ventura, il quale, quantunque men reo degli altri, pure fosse come il capro espiatorio di tutta quella istituzione.

Dal significato generale scendendo all’individuo, dicevano che come tale il Conte di Carmagnola è poco interessante, perché non è il guerriero il quale combatte in prò’ del suo paese, ma un uomo assoldato, il quale combatte per vendetta, per egoismo.

Nella passata lezione vi mostrai che questi elementi non sono essenziali all’arte, possono e non possono esservi, e quelli che li elevano a criterii assoluti, sostituiscono nuovi idoli agli antichi. Abbiamo distrutto la regola di Aristotile, ebbene — ora ergiamo nuove regole, nuovi dogmi! E seguitando, vi mostrai qual’è la parte essenziale dell’arte, cioè la vita organica, la forma vivente.

Se in Germania fu bene accolto il Conte di Carmagnola per l’esterno meccanismo, e censurato per motivi interni, in Francia