Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/194

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manca la disciplina, si giunge a tale che un generale minaccia un altro dicendogli: — Tu mi hai offeso — . Nell’altro campo è il Conte il quale, in poche parole, da padrone assoluto, da dittatore, dà le sue disposizioni e tutti ubbidiscono e si preparano alla battaglia.

Questo paragone fra i due campi fa presentire la vittoria dell’esercito veneto; e queste due scene in contrasto sono ben condotte dall’autore e ben rilevate da Goethe.

Un’altra scena assai bella è quando il Senato invita il Conte a Venezia per allontanarlo dal campo, dai suoi soldati, e arrestarlo, e il Conte con la sua fatuità, tutto lieto si apparecchia a partire. — Vedrò mia moglie e mia figlia, egli dice; il Senato e il popolo mi accoglieranno come è loro dovere di accogliermi — . Ma Gonzaga che sa meno di lui, ma non ha la fatuità venuta dalla prospera fortuna, ha presentito l’inganno e ne parla al Conte. Questo contrasto tra un uomo d’ingegno inferiore a quello di Carmagnola, e che mostra maggior buon senso, e il generale a cui l’alterezza toglie il vedere chiaro, è ben condotto da Manzoni e ben rilevato da Goethe.

Questi dunque non biasima nulla nella distribuzione delle scene: — I caratteri, egli dice, sono tutti eccellenti; non solo il principale, Carmagnola, ma, fa notare, anche quello del Doge che rappresenta la ragione di Stato, e sta al di sopra dei diversi pareri dei senatori, e li libra; al di sotto di lui sono Marino, in cui è personificato l’egoismo della patria, pronto a spezzare lo strumento pericoloso, e Marco che rappresenta le idee di umanità, di giustizia, di amicizia — . Goethe fa osservare come sono ben concepiti i due Commissari mandati dal Senato al campo per vigilare sul Conte: uno più ardito, espansivo, l’altro più rinchiuso in se stesso, più calmo, e furbo. Le fine gradazioni dei caratteri sono, dunque, come egregiamente osserva Goethe, ben concepite da Manzoni.

Veniamo al patetico. Goethe fa intendere che non gli piace, da questo lato, la materia del Carmagnola, per cui, onde cavarne il patetico, ci vuole un po’ di artifizio, e gli suggerisce, in