Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/246

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forze l’una dirimpetto all’altra, di cui l’una è la leva dell’altra: baroni e borghesia collegati contro tre contadini. Chi è il naturale mediatore? Qui si comincia a colorire il suo mondo cristiano. È il prete, il ministro di Dio che, secondo il principio apostolico, deve mettersi contro gli oppressori, essere scudo ai poveri, agli infelici, agli oppressi. Ferve nella mente dell’autore l’ideale del prete da servirgli pel suo scopo, e vuol trovarlo in quel mondo del secolo XVII.

Ora in quel tempo gli ordini monastici erano tutti corrotti, il clero era ignorante e timido. C’era però un ordine monastico rimasto ancora popolare, non vivente nel convento, ma ne’ più umili paeselli, nelle campagne, in rapporto con tutti, con la sporta e i racconti: capite la popolarità di cui anche oggi gode il nome dei Cappuccini. Erano i frati del popolo, quelli che avevano intima relazione con esso. Fare del cappuccino un tipo, un ideale del prete, sarebbe forte. Il poeta (perché tutto questo è poesia) sceglie tra i Cappuccini un individuo, il tale individuo, che s’è trovato in condizioni eccezionali: lui pure è stato nel mondo, dotato di grande energia, di forte volontà. S’è trovato aver commesso un delitto senza volerlo, s’è pentito e per espiarlo si è dedicato alla carità, al sacrifizio di se stesso. Non è il tipo de’ Cappuccini di quel tempo; ma è l’individuo speciale che ritrovasi consacrato dalla sua missione. Il poeta rappresenta i Cappuccini in vari compagni del padre Cristoforo; ma la sua creazione capolavoro è il padre Cristoforo. Questo cappuccino che, conoscendo Lucia, sente i malanni cui ella si trova esposta, e come i cavalieri erranti dei tempi antichi, diviene cavaliere errante di Cristo, consacra la sua volontà, le sue forze, la sua vita a difendere Lucia contro don Rodrigo, è un bello ideale.

Questo padre Cristoforo un po’ troppo accarezzato, come Lucia, esce anche un po’ troppo dalla vita reale. È la religione cristiana spinta alla più alta cima della sua poesia. Come temperare quell’ideale per farci sentire il mondo positivo del secolo XVII? Dirimpetto al magnanimo frate, comparisce l’ombra piccina e timida del curato che giá conoscete, l’ombra di don Abbondio.