Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/327

Da Wikisource.

i. del romanzo storico 321


Lezione V

Il romanzo ha raccolto l’eredità dal poema epico; è esso il poema epico moderno. Tra questi due generi, oltre la differenza del verso e della prosa, conveniente l’uno alla rappresentazione di un mondo eroico, e l’altra a quella del mondo moderno, vi è una differenza ancora più profonda. Nell’uno prevale la forma descrittivo-narrativa, nell’altro la forma drammatica. Perché nel primo l’interesse è nel puro fatto, nella semplice esteriorità, e ciò che vi è al disotto, i motivi da cui procede, o traspare a lampi o viene fuori sotto forma mitica e simbolica, vale a dire anche in forma di fatto. In tempi più civili, quando l’uomo addentrandosi nel fatto vi scopre le passioni e i caratteri onde muove, succede il dramma. Nel dramma è tolta via la descrizione e la narrazione; il poeta sparisce e rimangono in scena i personaggi che parlando si rivelano in quello che hanno di più intimo. Quando il ciclo epico dà luogo al romanzo, questo dapprima, come anche il dramma nei suoi rozzi inizi, imita l’epico, abbandonandosi alle descrizioni ed ai racconti. Ma poi divien conscio della sua forma ed il drammatico prevale. Abbiamo veduto che il Manzoni non è affatto immune da queste reminiscenze epiche, e più di una descrizione meriterebbe di esser tagliata via. Ma presso lui è raro ciò che avviene sì spesso nei romanzieri italiani, così vaghi di descrizioni, così prolissi nei racconti. Ora ciò che allontana il Manzoni da questa schiera volgare, è il suo talento drammatico. Il fatto sotto la sua penna si trasforma e si eleva a situazione, cioè il fatto è condotto in modo che ne scappano fuori sotto la loro forma spirituale le passioni e i caratteri. Abbiamo esaminato le situazioni particolari del romanzo; ora daremo uno schizzo della situazione generale.

L’azione muove da don Rodrigo. Negli epici anche il malvagio ha la sua statua; dotato di energia, di forza, di qualità superiori, incute ammirazione. Il Manzoni ha decapitata questa statua e ridottala a proporzioni affatto moderne. Don Rodrigo è un impasto d’insolenza e di vigliaccheria; adulatore fino del dottore Azzeccagarbugli, amico delle vie sotterranee, mes-

21 — De Sanctis, Manzoni.