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ii. la poetica di manzoni 29

senza patria, mosso da semplice egoismo, da sete di comando e di vendetta? Un uomo simile è spregevole, non ha anima tragica — . E come Chauvet, rifà lui la tragedia, appiccandoci quei fini e quei concetti che richiede l’estetica. La catastrofe è qui una giusta espiazione, il ben ti sta. L’eroe può essere riabilitato innanzi alla giustizia umana, ma rimane colpevole innanzi all’ordine morale e divino delle cose. Opera per fini personali, soggiace a fini personali. Ben gli sta: la sua sorte non mi commove. Preferisco il Senato Veneto che fu ingiusto per patriottismo a codesto eroe che fu giusto per egoismo. Il poeta è la voce universale, e senza sforzare la storia, quella voce dev’esserne l’accento e lo spirito. — Tu non avevi patria — ; questa voce dovrebbe sentirsi come alito in tutta l’azione. E se nel petto del poeta, nota Klein, ardesse il sacro foco del patriottismo, questa voce non mancherebbe, avremmo la tragedia nazionale e patriottica, e non già solo un Coro patriottico1. Ma pure volendo riabilitare il Carmagnola, potrebbe la catastrofe avere questo significato, che l’eroe morisse capro espiatorio delle colpe de’ capitani di ventura; egli è il meno reo, pure paga per tutti, come Luigi XVI, il men cattivo de’ Re, espiò con la sua testa le colpe de’ suoi antenati. Questo pensiero balenò innanzi al poeta quando scrisse:

E venduto ad un duce venduto
Con lui pugna e non chiede il perché.
Ma rimane voce isolata e non penetra nella trama, non diviene l’idea, il senso della tragedia.

Manzoni rispose a Chauvet: — Bene immaginato; ma questo non è la storia — . E qui potrebbe rispondere il simile. — Fo una tragedia storica. E se volete giudicarmi, lasciate star la tragedia delle vostre arti poetiche e delle vostre estetiche; esaminate la tragedia mia, quale io l’ho concepita, ne’ miei limiti e ne’ miei intendimenti. Un mondo morale c’è, non quale io ce l’ho messo,

  1. Come se quel Coro non fosse solenne testimonianza del piú esaltato patriottismo!