Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/395

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nota 389

inesperto della vita positiva, nella quale trova degli ostacoli e cerca oltrepassarli con la forza, impetuoso com’è; e da ciò nascono i suoi guai. Da questo contrasto nel quale Renzo è sopraffatto, nasce il comico, ond’è che la parte ideale che risplende in Lucia è negata da Renzo.

Agnese ha pure gl’istessi sentimenti, che come mamma naturalmente ispirò in Lucia, ma è donna fatta, e ci si vede un altro comico, che forma un bel contrasto con Renzo; perché mentre questi cerca con la forza di superare gli ostacoli, Agnese cerca superarli con i mezzi indiretti. Ella è un po’ comare, chiacchierona, pettegola, credula ed un poco ignorante.

Abbiamo dunque un ideale puro in Lucia, al cui fianco sono due ideali simili, modificati dalla vita positiva e diventati comici. Ed è chiaro che Lucia è l’ideale puro perché i personaggi che agiscono nel romanzo sono Renzo ed Agnese, mentre Lucia è troppo timida, nei pericoli ricorre a Dio, che cerca con la sua dolce voce d’intenerire: quelli son personaggi d’azione, Lucia è contemplativa, che lascia fare, ed è però una vittima; essa dunque conserva l’ideale, e gli altri che si accostano al mondo, sono quell’ideale modificato.

Ma bisogna muovere questi personaggi, e per farli muovere c’è bisogno d’una leva, e la leva, o signori, è il mondo tristo in cui essi si trovano. Gli elementi fradici di quel secolo diventano mezzi drammatici per Manzoni.

Siamo dunque nel secolo XVI in un piccolo paese, che è Lecco, il quale ha pure il suo barone. Un barone, che per caso s’incontra in Lucia, e s’impuntiglia per averla, e quel ch’era in principio un semplice puntiglio, quando gli si parano dinnanzi degli ostacoli, diventa ostinazione, e Lucia divenne il pensiero martoriatore di quel barone che diventò il suo persecutore. Abbiamo quindi le due forze di rincontro l’una all’altra, il mondo ideale ed il positivo; da una parte Lucia, Renzo ed Agnese, e dall’altra Don Rodrigo, ed Attilio con i suoi bravi, e con la borghesia, la quale in luogo di soccorrere i poveri contadini, trema del signore, e si volge contro di essi; e voi avete già indovinato che il rappresentante della borghesia è quel Dottore Azzeccagarbugli, che rimandò il povero Renzo con i capponi; quindi capì che egli era de’ poveri soperchiati, e non de’ soperchiatoli, contro i quali le gride non contavano.

Ma questo mondo— permettetemi che lo chiami baronale-borghese: baronale come oppressione, borghese come corruzione — non si rimane in Lecco, perché i baroni avevano molte relazioni, le quali formavano come una catena che da Lecco c dagli altri paeselli metteva capo a Milano; lega di birboni, come la disse Renzo; una lega fatta di notai, e di dottori uniti col barone per non far valere le gride, lega che stava specialmente contro i poveri villani.