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IV

I «PROMESSI SPOSI»

La prima cosa che dové colpire i sagaci lettori di questo Romanzo, fu la sua originalità, come affatto nuovo e nel suo spirito e nella sua materia. Il suo spirito è un concetto morale e religioso, vivente ancora in mezzo agli strati sociali, ancoraché pervertito, e ricondotto nella sua purità primitiva, e insieme informato del pensiero e del sentire moderno. La sua materia è tutta particolare, legata nelle più minute circostanze con una data epoca, e appoggiata ad un intrigo uscito dalle viscere stesse della cronaca e perciò novissimo. Né è meno originale la forma, dove trovi scolpita la ricca personalità dell’Autore e insieme i caratteri più spiccati del genio moderno. Sicché questo Romanzo è uno di quei lavori capitali, che nella storia dell’arte inaugurano un’era nuova, l’era del reale.

Non è già che l’ideale qui faccia difetto, anzi l’ideale è qui tutto un mondo morale e religioso che si sviluppa in mezzo al movimento del secolo decimosettimo, e diviene la tendenza, se non vogliamo dir proprio lo scopo del racconto. Come ne’ drammi e ne’ romanzi del passato secolo, qui è chiara la tendenza dell’Autore a inculcare negli animi il suo mondo morale, il mondo della rassegnazione, della carità e della preghiera, che emerge vittorioso e lucente tra le passioni e i pervertimenti della realtà storica. E non solo è qui un mondo ideale che tende a separarsi dal contenuto e a porsi solo esso nella immaginazione de’ lettori, ma non si può neppur dire a prima vista che esso emerga