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iv. i «promessi sposi» 77

e parlante la plebe, messa in iscena, o che suoni la campana a stormo, o la incalzi la fame, o la spaventi peste o guerra. Veggasi con quanta finezza è descritta e con quanta verità è messa in azione l’insorta plebe di Milano, quando assale il Vicario, e quando si fa giocare da Ferrer. Quel Capitano di giustizia, quel Vicario, quel Ferrer, chi li potrà dimenticare più? Come ti potrà uscire di vista quella moltitudine a onda, mobile, volubile, contraddittoria, terribile, grottesca, nella varietà inconsapevole e subitanea de’ suoi istinti e delle sue impressioni? Sotto a così vivaci rappresentazioni indovini lo spirito osservatore di un Machiavelli. Potenza di stile, prodotta da potenza di analisi.

Gli è che con una così straordinaria forza d’analisi l’Autore congiunge un talento descrittivo e drammatico non meno straordinario. Mentre l’occhio sagace penetra in tutte le cavità e le pieghe e i ravvolgimenti d’un carattere, sta innanzi alla immaginazione la fisonomia, l’intera apparenza, e analisi e descrizione si alternano, si mescolano, si lumeggiano, si completano, insino a che fra osservazioni e descrizioni ti trovi nel bel mezzo di una situazione drammatica. Si alza il sipario, l’osservatore scompare; quel mondo con tanto acume studiato, con tanta evidenza descritto, eccolo in iscena, nell’atto della vita, e messo in tale situazione, che quelle qualità astratte, quelle forze in antagonismo, quell’ambiente, quel vario concorso e urto di cause naturali e psicologiche, paion fuori e vengono alla luce, divenute passioni, sentimenti, giudizii, parole e azioni, cioè a dire divenute attori. Nessuno sa con più abilità trovarti una situazione, e metterla a posto nella variata trama del racconto, e cavarne tutt’i motivi e tutti gli effetti in un dialogo così rapido e così vivace, e talora in brevi discorsi, capolavori d’eloquenza popolare, come sono le parole di Griso a’ suoi bravi, o l’arringa del Capitano di giustizia. Una situazione delle più interessanti è quando Ludovico, divenuto padre Cristoforo, chiede perdono al gentiluomo, fratello di colui che ha ucciso.

È il primo incontro e il primo trionfo dell’uomo ideale, cioè rispondente al mondo religioso e morale del poeta, sopra l’uomo mondano, quale lo ha fatto la storia. I caratteri astratti di questi