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Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/152

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146 giacomo leopardi

zione, e dargli linguaggio e attitudine conforme. Ciò che lo move non è schietta ispirazione artistica, sì ch’egli si trasfonda nel suo personaggio e vi si obblii. Non gli basta e non cerca la verità poetica; vuole innanzi tutto che sia la verità. Quello che fa dire a Bruto, non dee solo sembrar vero in bocca a Bruto, ma dee essere il vero. Opinioni che possono sembrare naturali esagerazioni di un suicida, sono le opinioni sue, il vero come l’intende lui, rivelato da una suprema infelicità a Bruto, perché l’infelicità è rivelatrice. Poteva dunque ben dire: — Nel Bruto c’è tutto il mio pensiero — .

Ma non mi pare sia ben fuso il Bruto romano e tradizionale, e il Bruto prestanome di Leopardi. I tratti più poetici appartengono al primo, e quando, molle di fraterno sangue, percote di feroci note l’aura sonnolenta, e quando grida alla luna: — Roma antica rovina; tu sì placida sei? — , e quando gli lampeggia nell’avvenire il servo italo nome e la putrida posterità, e quando seppellisce nel nulla insieme con sé il suo nome e la sua memoria. Molti altri effetti e contrasti poetici potevano uscire da una situazione così interessante, contemplata in sé stessa, e sgombra di fini personali. Ma s’è vista l’incapacità del poeta a uscire di sé o trasfondersi tutto nell’argomento. Giunge a Bruto a traverso le sue idee fisse, e se le tira appresso anche nel modo di concepirle e di svolgerle. La vanità della vita, ch’è la sua idea fissa, non balza innanzi a Bruto, come una rivelazione, una verità immediata e in quel modo concitato che sogliono tenere gl’infelici, no. Vuol ragionare e dimostrare. Ragionando a quel modo, l’uomo dimostra la legittimità del suicidio, ma non si uccide più. Bruto è così disposto al ragionare, che può sino distinguere varie specie nella natura, le stelle, gli uccelli, le fiere, e riassumere ordinatamente il discorso. Questa follia ragionante, che sta appunto nel bel mezzo della poesia, interrompe l’effetto estetico, e ancoraché bellissima di espressione, specialmente la strofa della Luna, è la parte più debole. Se fosse follia, sarebbe altamente tragico; ma è saviezza nella sostanza e ne’ modi, troppa saviezza per un suicida. L’argomento che si presenta in proporzioni epiche, e ti fa sperare una lirica eroica altamente