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Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/154

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e insoddisfatto. Sentiva la bellezza, desiderava l’amore, ma il suo demonio familiare gli sussurrava nell’orecchio e gli rideva sul viso. Intatta era in lui e anche più viva la facoltà dell’intendere e dell’immaginare; squisita sensibilità; ma lui che cercava amore non credeva molto alla sua facoltà di amare; gliene mancava l’ardire, che è il calore della forza. Diresti quasi che il nostro futuro Consalvo amava più di ricevere un bacio che di darlo. Nella favola della Saffo dovette sentire tutto sé stesso.

Saffo era una poetessa che fe’ stupire la Grecia, e oggi ancora i suoi pochi versi rimasti ci empiono di maraviglia. Che la Saffo suicida, l’amante non amata di Faone, sia altra da quella, poco monta: il poeta ne ha fatto una sola. E ha potuto così cogliere una situazione estetica delle più interessanti.

La situazione sarebbe drammatica, quando Saffo, in luogo di chinare il capo meditabondo delle umane sorti, protenda tutta sé verso l’amato, che fugga dalle sue braccia. Il suicidio sarebbe la naturale soluzione di questo contrasto. Una Saffo così fatta sarebbe conforme a quell’amore che troviamo ne’ frammenti, un delirio d’animo e di corpo. Un’altra Saffo, che ho vista, scolpita di mano di donna, è colta in un momento posteriore, quando le convulsioni del desiderio non placato vivono ancora come avanzi di naufragio sulla faccia tempestosa, e la rendono animata, se non bella. Si vede in quella faccia l’amore repulso e tutta la forza di quell’amore.

Ma questi momenti erano già passati nella vita di Giacomo Leopardi; non c’è più in lui la lotta, ma la catastrofe; e coglie la Saffo a catastrofe compiuta, nell’atto che l’amore non è in naufragio, ma è naufragato e da un pezzo. Sperò nella lunga fede, nell’ingegno, nella gloria, ma tutto fu nulla. L’amore repulso non è più confortato da alcuna speranza. Amava, non ama più. E con l’amore sono cadute tutte le illusioni dell’età giovane, ogni desiderio di gloria e ogni sentimento della natura. Come l’ammalato che aborre dal cibo, ella non ha più il gusto della vita. Non è che la bella natura non giunga al suo occhio. Vede, ma non sente piú. Vede quella placida notte, quel verecondo raggio di luna, ma l’anima rimane chiusa a ogni impres-