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xxxvi. il nuovo leopardi 261

al caro sventurato un ambiente morale, che gli ammolliva il carattere, e gli concedeva un’espansione socievole.

Non è a credere che questi amici fossero tutti concordi nelle opinioni; anzi Leopardi, in mezzo a loro, spesse volte si sentiva solo. Un vincolo letterario c’era. I suoi amici stimavano perfetto esemplare di lingua le sue Operette morali, trombettiere il Giordani; e non videro con piacere conferito il premio alla Storia d’America del Botta dagli Accademici della Crusca, i quali pregiarono più l’affettazione e l’esagerazione dell’uno, che la modesta naturalezza dell’altro.

Ma se lodavano assai le sue prose e poesie, soprattutto per l’odore di classicismo, o, come dicevano, per bontà di lingua e di stile, in tutto l’altro erano distantissimi dal loro amico. In quel tempo gli animi, piegati dalla reazione che successe al Ventuno, già s’andavano rialzando, massimamente in Toscana, dove parecchi esuli o emigrati illustri s’erano raccolti, militando attorno al Vieusseux co’ letterati nativi. Sotto a quel mite governo si rinfrancavano. E già l’Antologia avea presa molta voga: ove scrivevano i migliori, non senza qualche allusione politica. E Colletta scriveva le sue vendicatrici storie, e Niccolini le tragedie. Si formava una letteratura, la cui eco, trasmessa dalle sette, s’insinuava all’orecchio, penetrando nelle scuole e ne’ convegni in tutte le parti d’Italia. Il programma dell’azione immediata avea cesso il luogo al programma educativo, o evolutivo, come si direbbe oggi, e con questo intento Leopardi più giovine avea scritto le canzoni alla Paolina e al vincitore del pallone. I due programmi erano uno negli spiriti, sicché s’andava dall’uno all’altro, secondo l’occasione. Le menti si volgevano a nuovi studi, alle scienze storiche, all’economia, alla statistica, e cercavano miglioramenti civili, o, come si dice oggi, sociali, vietati i politici. In luogo di libertà si dicea civiltà e cultura: sotto altri nomi era la stessa musica; le più umili e le più audaci aspirazioni si comprendevano tutte sotto il nome di «progresso». Comparvero liberali e democratici anche tra’ cattolici, come il Tommaseo e il Manzoni. Pur allora erano usciti i Promessi sposi, e il successo era universale. La finezza italiana capiva e