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venne formato dai suoi tempi, dalla famiglia, dalle circostanze della sua vita, dal suo ingegno, dal suo carattere. E se il critico non comincia dal possedere quel risultato, corre rischio di fare un edifizio campato in aria, sì che un fatto nuovo che si scopra basta a farlo crollare tutto intero.

Ho citato me stesso quando parlavo della critica «a priori». Permettete aggiunga che, quando fui in età più matura e, abbandonate le imitazioni estetiche o critiche, cominciai a lavorare col mio cervello, fui primo o tra’ primi a dare esempio di questa critica nel saggio sulla Prima canzone di Leopardi. Lì credei dover rifare tutta la vita di Leopardi sino al tempo che la scrisse, non minutamente raccontando, ma ponendo i risultati; e quando interrogai quella canzone, mi trovai con la base messa al mio edifizio; e se quei fatti non rimasero indifferenti alla canzone, se ebbero influenza sul carattere e sulla forma di essa e la determinarono; se è uscita da quell’esame forse alquanto impicciolita rispetto all’alto concetto che se ne avea, la colpa non è mia, che andavo rintracciando Leopardi qual era, non quale l’hanno fantasticato.

Persevererò ora. Ed a cagion d’onore voglio nominare un valente giovane che si è messo in questa via, Bonaventura Zumbini, che primo ebbi l’onore di presentare all’Italia come giovane di grande aspettazione, il quale ha consacrato tutti i suoi studi a Leopardi e non è venuto meno alla aspettazione nel lavoro sui Paralipomeni: giudizio severo, ma acuto e giusto.

I materiali abbondano. Abbiamo tre ponti di cui servirci a costruire la base di fatto. Innanzi tutto un articolo molto importante, scritto nel 1840 dal celebre Sainte-Beuve e pubblicato nella Revue des deux mondes. Quell’articolo rimane, perché, se l’edifizio innalzato dal Sainte-Beuve è manchevole e mediocre, la base è incrollabile, avendo egli avuto la ventura di procurarsi le più esatte informazioni sulla vita e le opere di Leopardi. Seconda fonte sono gli scritti giovanili di Giacomo, pubblicati da P. Pellegrini con prefazione di P. Giordani, il quale, come si sa, fu il gran trombettiere di Leopardi. Terza fonte preziosissima di materiali, e bisogna ringraziarne Prospero Viani e Pietro Pelle-