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malattie reali e immaginarie 99


Un giorno, rimasto solo in casa, stanco di passeggiare e fantasticare per il solito stanzone, mi sedetti e tirai a me il cassetto della scrivania, e lo trovai vuoto e rotta la serratura. Rimasi spaventato, e non credevo a me e non sapevo come l’era andata; ché li dentro ci doveano essere i miei sudati danari, e non ci trovai niente. Con gli occhi smarriti corsi nella stanza da letto per vestirmi e correr giù, per isfogarmi con la famiglia Isernia ch’era al primo piano. E non trovavo gli abiti, e fremevo d’impazienza; e mi volto di qua e mi volto di là, gli abiti non li trovo. Erano scomparsi insieme con i miei danari. Venne Enrico e gli contai la cosa. Rimase intontito. Mio fratello avrebbe dovuto già essere a casa, e non si vedeva. Ci mettemmo a tavola muti. Nessuno osava dire all’altro il suo sospetto. — Ma, che è successo? — scoppiai io. — Vito non viene! — E m’infilai certi calzoni vecchi, e con gli occhi di fuori lo andai cercando per le vie di Napoli così all’impazzata. Fui dalla zia e da don Nicola Del Buono, alla sua scuola, da parecchi amici, nessuno seppe dirmi niente. Tornai costernato. Passai la sera in casa Isernia, e mi sfogai ben bene con donna Rosa e donna Maddalena, due zitellone, tutte paternostri, che per giunta mi facevano la predica e accusavano la mia poca vigilanza. Rimasi per due giorni balordo, con gli occhi asciutti, senza forza di pensare a nulla, e quando mi si parlava del fatto, mi era trafittura. Al terzo o quarto giorno, ritirandomi, ch’era già ora tarda, veggo scendere dalle scale un signore, e io, miope e per solito frettoloso nell’andare, lo investo e ci trovammo muso a muso. Era il babbo. Le lacrime da lungo tempo compresse, scoppiarono con abbondanza. Egli cercava calmarmi, chiamandomi coi più dolci nomi, e pigliandomi la mano. Mi narrò che quel disgraziato s’era fuggito di casa con un tal don Raffaele, che lo spogliò per via e lo abbandonò. Cosi, solo, a piedi, senza un quattrino e affamato, giunse in paese. Le circostanze del suo arrivo e le sue risposte confuse mossero il babbo a venire da me per sapere il netto. Fu questa una crisi terribile nella mia vita. Non me ne sapevo persuadere, né consolare. Quel fratello s’era perduto senza rimedio, e mi prese un dolore profondo a considerare quella