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116 la giovinezza

trent’anni or sono. — Gesummaria! — disse lei, come vedesse l’orco; — trent’anni! — In questo caso, io dovrei ricordarmene, che sono antico di qua — disse un uomo grosso, cavandosi il berretto. — Si? Ma io non mi ricordo di te, — diss’io. — Ti ricordi tu quando venivano tanti scolari? — Restando esso tra il si ed il no, gli domandai: — Ma in che anno sei venuto tu qui? — Signore, nel 1845. — E io ci fui nel 1841. — Eh! oh! eh! — Io li lascio lì ad esclamare, e mi pianto su l’uscio, e guardo su, dirimpetto, al terzo piano, e vedo il balconcino; ma non c’era lei. Povera Agnese! Mando così un respiro alla creatura dei miei passati di, e torno lentamente a casa, pensoso e tutto pieno di questa giornata. Ho voluto raccontarla.

Sicuro! Dirimpetto al mio balcone era un balconcino, sul quale gli studenti gittavano furtivi sguardi. Assorto negli studi, non me n’ero avvisto; poi, guardai anch’io. Avevo preso l’abitudine di gittar per via occhiate alle donne, senza malizia, perché il mio spirito era altrove. In Napoli c’è spesso un saettio di occhiate tra balcone e balcone: cattiva abitudine anche questa. Ciò si chiama uno spassatiempo, un modo di passare il tempo. La donna era per me non so che vicino alla Divinità, troppo lontana da quelle ombre femminili che mi rasentavano il fianco per via. Il mio intelletto, profondato negli studi, era rimasto involuto, e non c’era entrata la malizia. Guardai a quel balconcino, e vidi una signorina vestita con semplicità non priva di gusto, un po’ magrolina, con due occhi che parlavano. Ero così timido che non osavo guardarla fiso in faccia, e la guardavo con la coda dell’occhio. Ella stava li come una esposizione, e si faceva guardare. Talora la guardavo per di sopra a un libro che avevo in mano. Anche passeggiando e ripensando la mia lezione, gli occhi scappavano verso il balconcino. Sembra che ella sapesse tutte le mie ore, perché, affacciandomi, la trovavo sempre lì. Se con me erano altri giovani, la stava pur lì e tirava occhiate di fuoco, mentre io voltavo le spalle per non farmi scorgere. Ma quando di lontano vedeva venire zio Peppe, la scappava subito: quella figura erculea e fiera le faceva paura. Cosi continuarono le cose per parecchi mesi. Io