Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/23

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l'abate fazzini 17

che quella savia temperanza di Cinea. «Che farem noi?» Compiremo gli studi, e poi eserciteremo la professione, — diceva col tono più naturale Giovannino. — E faremo quattrini, — mormorava Aniello. — Bella conclusione! — rifletteva io, — e la gloria? Dove è la gloria?— Non sapevo così per l’appunto cos’era la gloria; ma quella parola rispondeva a tutti i miei sogni, a tutti i miei fantasmi.

Fu risoluto che il da fare per allora era fortificare gli studi letterarii e cominciare gli studi di filosofia. Zio ci volle mandare presso i Gesuiti, a fine di dare l’ultima mano al nostro greco e al nostro latino. Andammo, e quella scena non mi è uscita più di memoria. Entrammo in una stanzetta polverosa, con scansie a muro piene di vecchi libri, con una luce quasi fioca che ci veniva dall’andito. A sinistra verso il balcone era un tavolino che chiamano scrivania, con certi ritieni di legno a dritta e a sinistra, e in mezzo era una grossa calamariera di bronzo. Sul seggiolone sedeva uno di quei padri, con volto pallido, con cera malinconica, con occhio dolce, e aveva accanto in piedi un giovane padre, sottile e magro, che aveva qualche malizia nell’occhio, e ci guardava per di sotto. Noi dalla parte opposta stavamo in piedi, e avevamo un tremore non so se di freddo o di paura, forse l’uno e l’altro. Avevo gli occhi sbarrati verso i padri, ma senza malizia, anzi senza sguardo, con un’aria tra il presuntuoso e lo stupido. Giovannino stava raccolto e placido. Il giovane frate ci faceva le interrogazioni; il vecchio prendeva note come un cancelliere; talora si sogguardavano. A me quel prendere nota dava sui nervi; e un certo risolino loro mi spiaceva. Ci fecero leggere, tradurre; poi vollero una versione d’italiano in latino. Li ci cascò l’asino. Non fu possibile uscirne a bene con quel metodo meccanico dello zio. Dovemmo fare parecchi errori grossi, e quelli si fermavano leggendo, con quel tal piccolo riso, che voleva dire:— Come s’insegna male il latino! — E ci fecero capire che non che essere ammessi nelle scuole superiori, potevamo appena entrare nelle elementari. Uscimmo con gli occhi a terra. La mia superbia era fiaccata. Cosi non si parlò più di Gesuiti, e me ne rimase questa impressione.

2 — De Sanctis, Memorie - i.