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essenza 281

assolutamente sussistenti, ma solo un sussistere: la differenza non è che l’apparenza dell’esplicazione, e questa non è che lo stesso Assoluto. L’essenza come tale è la Riflessione o l’apparenza; ma l’essenza come assoluto rapporto, è l’apparenza posta come apparenza, cioè rapportantesi su di sé, e così assoluta realtà. L’assoluto esplicato prima dalla riflessione estrinseca, ora come l’assoluta Forma o Necessita esplica se stesso, pone se stesso, ed esso non è altro che questo porsi. La Manifestazione è l’assoluta realtà uguale a se stessa, come la luce, il cui essere non è né qualcosa, né cosa, ma la sua apparenza. Le parti dell’assoluto rapporto non sono attributi. L’assoluto apparisce nell’attributo solo in un de’ suoi momenti, come un supposto dell’estrinseca riflessione. Ma l’esplicatrice dell’assoluto è l’assoluta Necessità, identica con sé, perché determinante se stessa. Essendo essa l’apparenza posta come apparenza, le parti del rapporto, perché sono apparenze di ciascuna nell’opposta, sono Totalità; ed al contrario perché sono Totalità, sono esse apparenza. Questa differenza o apparenza di sé è così solo l’identico porre di se stesso. Questo rapporto nel suo immediato concetto è la Sostanza e l’Accidente; immediato sparire e diventare dell’assoluta apparenza in se stessa. In quanto la Sostanza si determina come essere per sé rispetto [ad] un altro, l’assoluto rapporto è il reale rapporto di causalità. In quanto questo come rapportantesi su di sé passa in reciprocanza di effetti, l’assoluto rapporto è posto; questa posta unità di sé nelle sue determinazioni, che sono poste come il Tutto, e insieme come determinazioni, è il Concetto.

a)

RAPPORTO DI SOSTANZIALITÀ


Attività della Sostanza rispetto a sé.

L’assoluta Necessità è assoluto rapporto, perché non è l’essere come tale, ma assoluta mediazione con sé: è perché è — la Sostanza, l’essere in ogni essere, come ultima unità