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32 la giovinezza


Era la prima volta ch’io entrava in un palazzo magnatizio, e che mi presentava ad un marchese. Era il palazzo Bagnara in piazza del Mercatello. Ci accompagnava il Costabile, che saliva svelto e ridente, facendoci il cicerone. Entrammo in una gran sala squadrata, tutta tapezzata di libri, con una lunga tavola in fondo, coverta di un tappeto verde screziato di macchie d’inchiostro. Lunghe file di sedie indicavano il gran numero di giovani, che la sera venivano ivi a prender lezione. Costabile parlava e rideva e godeva del nostro imbarazzo, quando si apri l’uscio a sinistra, e Gaetano con aria grave di cameriere ci annunziò. Entrammo. Il Marchese stava seduto a una piccola tavola presso la finestra, poco discosto dal comò. In fondo era un letto molto semplice. Di fianco un’altra finestra inondava di luce la stanza. Come vedete, era una camera da letto e da studio insieme, molto modesta, nella quale il Marchese s’era rannicchiato, lasciando ai fratelli tutto l’altro del vasto appartamento.

Queste osservazioni locali mi vengono ora in mente; ma in quel tempo i miei occhi erano attirati come per forza magnetica dalla presenza del Marchese. M’ero immaginato per lo meno un re sul trono; ma vidi un semplice mortale in berretto e veste da camera, che si mise a scherzare col Costabile, dimandando fra l’altro chi erano quei due marmocchi. — Sono nipoti di don Carlo De Sanctis, e vengono alla vostra scuola— . Io me gli accostai, e gli presi la mano come per baciarla, ed egli la ritirò vivamente, dicendo: — Non si bacia la mano che al papa — . Io mi feci rosso. Egli rideva, e vedendomi così stecchito e allampanato, disse ch’io ero de frigidis et maleficiatis: parole sue favorite, come vidi appresso. Ci fece tradurre un brano di Cornelio Nipote; fe’ un sorriso di piccola soddisfazione; poi ci consegnò ai suo segretario, ch’era appunto il Costabile. Egli faceva pure il bibliotecario, come Gaetano faceva da cameriere e da barbiere. Costabile mi parve un po’ piú alto, quando lo vidi in tanta dimestichezza col Marchese, e dissi sospirando: — Se foss’io cosí! — Egli ci spiegò che la base della scuola era la buona e ordinata lettura di trecentisti e cinquecentisti; che si