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casi fortunati 75

modi cortesissimi, e leale sotto apparenze diplomatiche. Presi a dar lezione ai due suoi figliuoli, Nicolino e Placido, cari giovanetti. Placido mostrava maggiore ingegno e studiava più, e io me ne promettevo molto bene. Il Marchese si trovava allora nel più alto della sua fortuna; aveva stretta amicizia col principe Filangieri, potentissimo in Corte. Re Ferdinando mostrava di volersi riconciliare coi permanili. Le nomine di Mazzetti, di Galluppi, di Nicolini fecero buon effetto sulla pubblica opinione, e più ancora la nomina del marchese Puoti a ispettore degli studi nel Real Collegio Militare. Il partito dell’oscurantismo accennava a voler cadere, quantunque, mandato via monsignor Colangelo, gli rimanessero, valido appoggio presso al Re, Cocle e Delcarretto. Il Marchese, lieto della nomina, rendette al Filangieri quelle grazie che poté maggiori, e, accompagnato da lui, fece la prima visita ufficiale. Subito pensò a me, e mi mandò al Principe con una sua lettera. Feci le scale trepido, pensando a Gaetano Filangieri, e gittavo di qua, di là. sguardi furtivi, per vedere, chi sa? la Giovannina o la Teresa, figlie del Principe, amabili bellezze, delle quali il Marchese aveva piena la bocca. Fui fatto entrare in una camera addobbata con molta semplicità, dov’era il Principe. Rimasi piantato e teso innanzi a lui, mentre egli leggeva. Il Principe era una bella persona, di modi squisiti. Parecchi segretari gli erano attorno, ai quali dettava; aveva l’aria della fretta.— Va bene, — disse a me, sorridendo, con un gesto della mano, che significava: «Ora potete andare». Ma io non capii, e rimaneva li piantato e teso. — Va bene, — replicò egli, calcando sulla parola, — dite al Marchese che mi farò un intrigante per voi — . Io, ignaro degli usi e timido e goffo, non mi movevo, credendo non mi fosse lecito andar via senza sua licenza. Egli, visto il mio imbarazzo, disse: — Addio, signor De Sanctis, mi saluti il Marchese — . Chinai appena il capo, e teso teso me ne uscii. Per le scale mi andavo correggendo, e dicevo che avrei dovuto far questo o quello. «Il Principe si sarà fatta una gran risata a spese mie», conchiusi. In effetti, il Marchese mi riferì che il Principe mi aveva battezzato un tedesco. Entrando io tra gli altri giovani, egli, ridendo, esclamò: — Ecco il