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76 la giovinezza

professor tutt’un pezzo — . Talora mi chiamava per celia uno svizzero. Io mi faceva rosso rosso e non rispondeva. Intanto quel bravo Marchese s’era fatto di fuoco per me.

Un giorno stavamo a pranzo, core a core, Enrico ed io. Fumavano quei bei maccheroni di zita, ed io li divorava con gli occhi, quando si udì sonare il campanello. — Chi è? chi non è? — Annarella corre e toma subito. — Gli è un signore tutto ricamato d’oro, che vuol sapere se abita qui De Sanctis. — Ma è uno sbaglio, — diss’io. — Ricamati d’oro non vengono a casa nostra, — rifletté Enrico, — vanno a casa di principi. — E costui dev’essere qualche principe, — notai io. — Annarella, digli che ha sbagliato — . Annarella torna, e dice che quel galantuomo non ha sbagliato, e che la casa è questa e che cerca Francesco De Sanctis, e ha una carta per lui. — Alla buon’ora! Fatti dare dunque questa carta — . Tornò e vidi un plico con un gran bel suggello, che mi fece l’effetto dell’uomo ricamato d’oro, e quasi non volea romperlo. — Fai presto, — gridava Enrico battendo i piedi. E io aprii e vidi il nome del re con tanto di lettere. — Sarà un passaporto, — dissi. Ma quando vidi ch’era il decreto di mia nomina a professore del Collegio Militare, ci levammo in piè e ci abbracciammo, e se non era per vergogna di Annarella, ci saremmo messi a ballare, così pazza allegrezza c’invase. Annarella ci guardava trasognata, con la bocca mezz’aperta, come volesse dire e non dire. — Ah! quel signore — dicemmo a due, e fummo là dove quel brav’uomo ci attendeva. — Grazie, grazie, — diss’io con effusione.— Signori, ’o rialo, — diss’egli, cavandosi il berretto. Io guardai Enrico, Enrico guardò me: in due potemmo appena fare un carlino. Egli parti borbottando, e forse dicea: — Che sfelienzi! — E noi ci guardammo, e ridemmo tutti e due, vedendo quel principe ricamato d’oro divenire un usciere gallonato, che faceva il pezzente. Annarella voleva sapere cosa era seguito. — È seguito, — diss’io — che domani avrò tanti danari, che non saprò cosa farne. — Eh! ne farete un abito a Rosa, la mia cara figliuola — . Glielo promisi; e mangiammo i maccheroni freddi con buonissimo appetito.

Era già qualche mese ch’io dava lezione ai figli del marchese