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i04 la poesia cavalleresca

Dopo avervi così condotti col persiflage, passa alla seconda parte: all’orrore interno ed al disgusto:

Era brutta e deforme in tutto il resto:
Ma nascondea queste fattezze prave
Con lungo abito e largo; e sotto quello.
Attossicato avea sempre il coltello.
Comincia graziosamente e finisce tragicamente.

La stessa potenza realizzatrice troverete nelle altre cose. La casa del Sonno è realizzata con tutte le qualitá convenienti all’eminente personaggio che vi soggiorna.

L’ironia, prima nascosta nella trivialitá d’espressione, poco per volta si distriga, «s’en dégage», prende forza, divien facezia, indegnazione, sarcasmo, e finisce in buffoneria, quando Michele prende a calci e pugni la Discordia, e, mancando di rispetto alla Croce, ne piglia una per bastonarla:

E pugna e calci le dié senza fine.


2. — Rodomonte a Parigi.

La macchina d’Ariosto comprende anche le forze soprannaturali de’ maghi e delle fate. Nella prossima lezione parlerò d’Alcina. Nella macchina epica dell’Ariosto trovammo sotto la scorza d’una società apparente un’ironia dapprima impercettibile che sviluppandosi progressivamente finisce in pretta buffoneria. È la dissoluzione della macchina epica; l’intervento non è serio, non è fecondo di risultati; la macchina non è indispensabile per ispiegar gli avvenimenti come in Omero.

Quanto accade in Ariosto accade per la passione de’ cavalieri; tutto ammette una spiegazione naturale. La macchina ci sta per farsi fischiare: Ariosto l’ha colpita a morte; né Tasso ha potuto risuscitarla. Tutto nasce da mezzi umani; tutto è spiegato come dalla storia umanamente, mediante le passioni e’ caratteri. Ogni poema ha per centro un’azione unica, che ne costituisce l’unità umana. Una lotta, un contrasto rappresentato