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i50 la poesia cavalleresca

questi squarci. Per vedere fin dove offenda il nostro senso morale, udite come parla di Lucrezia Borgia.

Che ti dirò della seconda nuora,
Succeditrice prossima di questa?
Lucrezia Borgia, di cui d’ora in ora
La beltá, la virtú, la fama onesta,
E la fortuna crescerá non meno
Che giovin pianta in morbido terreno.

L’Ariosto non trascura occasione per incensare gli Estensi, ma tutto questo ci rimane indifferente, quantunque aduli spiritosamente, e sia inesauribile nel modo di lodarli. Che non solo queste adulazioni interrompono la tela epica, ma sono invenzioni badiali, non ci prende interesse come il Tasso; si ride sotto i baffi della famiglia d’Este, scappellandosi fa loro le fiche. Era trattato indegnamente e se ne risentiva. Queste lodi ci riescono interessanti quando vi si interessa, e questo rende tanto ricordevole il principio del canto XLVI.

È giunto all’ultimo canto. Credeva interminabile il lavoro: temeva di morire prima di compierlo, di morire prima d’acquistar fama. Gibbon aveva lavorato circa venti anni alla sua Storia, ed ha scritto sul suo giornale nel punto di finirla:

Il giorno, o meglio la notte del 27 giugno i787, tra le undici e mezzanotte, scrissi l’ultima linea della mia ultima pagina in un chiosco del mio giardino. Deposta la penna, feci parecchi giri in un viale coperto di acacie, donde la vista si estende sulla campagna, il lago e le montagne. L’aria era dolce, il cielo sereno, il disco argenteo della luna si rifletteva nelle acque del lago, e tutta la natura era immersa nel silenzio. Io non dissimulerò le prime emozioni della mia gioia in questo momento che mi rendeva la mia libertà, e forse avrebbe stabilito la mia fama; ma i movimenti del mio orgoglio si calmarono subito, e sentimenti, meno tumultuosi ma più malinconici, s’impadronirono della mia anima, quando io pensai che stavo per prender congedo dell’antico e piacevole compagno della mia vita e che, a qualunque età sarebbe pervenuta la mia Storia, i giorni del suo storico non potevano essere ormai se non molto brevi e precari.