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i56 la poesia cavalleresca
Avealo voto, e avea creduto in pace
Godersi un sonno placido e tranquillo.
Troncógli il capo il Saracino audace:
Esce col sangue il vin per uno spillo...


Giungono i due guerrieri nel campo. Un poeta da dozzina consumerebbe quattro o cinque ottave a descriverlo. Ariosto l’ha rappresentato unicamente per rispetto a Cloridano e Medoro.

Cos’è un campo di battaglia per due guerrieri che cercano fra tanti un cadavere? Un caos:

Vengon nel campo, ove fra spade ed archi
E scudi e lance in un vermiglio stagno
Giaccion poveri e ricchi, e re e vassalli,
E sozzopra con gli uomini i cavalli.
Quattro versi, non piú: ma evidenti e propri.

Riconoscono il corpo:

Fu il morto re sugli omeri sospeso.

Mentre camminano, sono sorpresi da Zerbino coi cavalieri cristiani. Ora viene l’interesse che nasce dall’opposto carattere de’ due.

Cloridano, vedendosi venire la cavalleria addosso:

— Frate, bisogna (Cloridan dicea)
Gittar la soma e dare opra ai calcagni;
Ché sarebbe pensier non troppo accorto
Perder duo vivi per salvar un morto— .

Rivela tutto Cloridano: il cadavere per lui è una «soma»; «gittare» mostra il poco prezzo che gli dava; ed all’ultimo fa ridere mostrando ogni cosa materialmente. Lo dice con tanta buona fede che si crede imitato da Medoro, e scappa.

Ma quel cadavere non era una «soma» per Medoro, Clori-