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v. l’«orlando furioso» | i67 |
prologo, composto di pensieri comuni (quattro ottave). Olimpia è fedele: merita d’essere amata; vi voglio raccontare che ha fatto Bireno. L’interesse sta nella musica, nella melodia: analizza questi pensieri.
Fra quanti amor, fra quante fedi al mondo Mai si trovár, fra quanti cor costanti. Fra quante, o per dolente o per giocondo Stato, fèr prove mai famosi amanti; Piuttosto il primo loco, ch’il secondo Darò ad Olimpia; e se pur non va innanti, Ben voglio dir che, fra gli antiqui e novi, Maggior dell’amor suo non si ritrovi. |
Questo è il prologo della situazione, accanto al quale v’è un prologo arbitrario, che tempera il tenero che deve seguire. L’Ariosto fa un’ammonizione alle donne per esortarle a non credere agli amanti: ed è bellàá dell’argomento. Ride di ciò che dice. Se la piglia con tutti i giovani; e, sviluppata questa seconda parte, viene la buffoneria; le esorta a contentarsi degli uomini di quarant’anni:
Guardatevi da questi che sul fiore De’ lor begli anni il viso han si polito; Ché presto nasce in loro e presto muore. Quasi un foco di paglia, ogni appetito. |
Cominciano i legni ad uscir nel mare. L’Ariosto accenna le parti prosaiche e descrive i punti poetici: vi mostra la velocità de’ legni nel numero. Giungono nell’isola: Olimpia e Bireno si ritirano in un padiglione. Ariosto vuol mostrare la plebeità di Bireno: la mostra raccontando:
Ma a dire il vero, esso v’avea la gola, Ché vivanda era troppo delicata: E riputato avria cortesia sciocca. Per darla altrui, levarsela di bocca. |