Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/192

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i. per una storia della letteratura i87

la natura, la qualitá. Dalla quale falsa base nasce la falsitá della forma. Perché essi non rappresentano i loro sentimenti, ma i fenomeni generali dell’amore, la loro forma è astratta ed allegorica, i pensieri scuciti, sentenze, proverbi, paragoni, allegorie. E poiché lavorano sopra idee cantate e ricantate, essi vi lavorano su e le raffinano e le assottigliano, specie di seicentismo prematuro che spunta nella stessa culla della poesia italiana. Fra Guittone d’Arezzo, per esempio, abbonda di questi giuochi di parole e d’idee. Ma nel secolo XIV da una parte trovi giá una certa veritá in quell’analisi, una certa profonditá in quelle speculazioni, e dall’altra parte l’astrazione comincia ad essere vinta e le forme cominciano giá a comparire vaghe creature poetiche ed individue, come Selvaggia, Mandetta, Beatrice, che irradiano di viva luce l’aurora della poesia italiana, le cui canzoni filosofiche annunziano un pensiero giá adulto e conscio di sé e le cui liriche amorose sono profondamente sentite. Le poesie anteriori noi le leggiamo talora con attenzione ed amore, ma col cuore freddo. Qui il cuore comincia a palpitare; qui troviamo l’amore in tutta la sua ebbrezza, l’esilio con tutte le sue amarezze.

Questi concetti generali sulla poesia anteriore a Dante non sono che un sommario. Che farò io? Lo svilupperò? Vi parlerò per disteso di Brunetto Latini e di altri? Mi propongo di farlo nelle lezioni consacrate all’analisi degli autori italiani. Non fo una storia della letteratura nel suo senso assoluto: fo una storia «ad usum Delphini». Ed il mio «Delfino» siete voi, o giovani. A scaldare in voi l’amore di questa bella letteratura io voglio allontanare dai principi delle mie lezioni tutto ciò che è aspro e noioso; io voglio introdurvi nel piú ampio, nel piú splendido mondo poetico che abbia avuto fantasia umana, nella Divina Commedia.